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Citizens

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Citizens

 

La città è il luogo di costruzione, accumulo, conservazione e rinnovamento delle forme rappresentative dell’abita­re, dell’architettura, delle memorie, il luogo della fruizione organizzata e collettiva dell’arte e della musica. Il luogo dell’offerta continua di merci, di cibo, di evasione. Il luogo della rara condivisione e della più frequente solitudine. Delle lame accecanti di luce obliqua tra le sagome degli edifici nelle estati di San Martino. Delle nebbie e della neve che la rendono più simile ad un paesaggio naturale. Della nostalgia della natura. Del rumore o dei silenzi. Del cambiare aspetto e suono in relazione ai ritmi di vita e di lavoro dei suoi abitanti. Dei cani randagi e dei cani fortunati.

Il luogo complesso dove ci si sposta senza viaggiare, senza badare al contesto attraversato, o al contrario si cammi­na scoprendo aspetti inediti e dettagli sorprendenti. Tra icone grafiche, simboli, segnaletica, memorie, pubblicità, vetrine nuove e vetrine scomparse.

La città delle periferie, dei caseggiati e degli spazi quasi metafisici. La città della tecnologia e delle grandi strutture. Dei centri storici colorati o ammuffiti, amati o evitati. Di etnie, abiti ed odori di cibo mescolati o contrapposti.

La città in cui, nonostante l’appiattimento globalizzante, il genio dei luoghi sopravvive e parla di sé.

Il genio dei luoghi è intessuto di materiali diversi, dal supporto naturale alla morfologia dell’architettura e del­l’urbanistica, al colore e alla tessitura dei muri, alla scansione delle facciate, ai fatti storici e politici e ai fattori socio-economici, al clima e al colore prevalente del cielo, all’antropologia dei cittadini, ai modi di abitare. Tutto ciò fa sì che già nella sintesi di un’immagine fotografica un centro urbano dell’est europeo riveli indubitabilmente la propria individualità, e lo stesso accada per uno mitteleuropeo o mediterraneo od occidentale, al di là degli elementi di contaminazione culturale.

Le immagini fotografiche di Valerio Marchese mostrano che l’aura delle città, per fortuna, permane e può essere colta e trasmessa. La pura determinazione geografica rimane come è giusto in secondo piano rispetto all’interesse dell’autore a cogliere luoghi e soggetti come manifestazioni poetiche, forme e tracce dell’abitare. Occasioni crea­tive sempre coniugate con la ricerca della qualità formale. La composizione è raffinata ed essenziale, il racconto è affidato ai rapporti spaziali tra soggetti scelti con cura, in inquadrature non banali che escludono elementi super­flui. I toni del bianco e nero sono espressivi e curatissimi.

La scelta dei soggetti mostra il valore fondante che l’autore assegna alla figura umana come protagonista della sce­na: i cittadini restano tali nel loro interagire coi luoghi, nell’usare i manufatti, anche in contesti diversi da quelli più specificamente urbani. A questo proposito colpiscono gli scatti riferiti alla memoria di quelle persone che in quei luoghi hanno vissuto per poi essere annullati, lasciando di sé tenui tracce raccolte in un museo particolarmente significativo o le immagini dei propri volti accostate su una parete, in quello che fu un luogo di sterminio.

L’autore offre una narrazione visiva che tesse fili d’unione tra passato e presente, est ed ovest, diverse età della vita. Intorno a donne e uomini che si incontrano, si spostano, aspettano, pranzano, si sposano, vendono, comprano, oziano, giocano. Dando all’abitare le città corpo e sostanza.

 

                                                                                                   Patrizia Campanella

 
Copyright by Valerio Marchese 2023

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